Xenotrapianti - Test su
Animali Et Similia.
Carissimi
Amici,
chiedo
anticipatamente perdono per la lunghezza di ciò che sto per pubblicare. E' un
sunto di testi che ho raccolto insieme ai miei cari amici, Dott. Massimo
Tettamanti e Dott. Stefano Cagno (nomen omen), al fine di dare un'idea più
esaustiva possibile sulla realtà vivisettoria che ci circonda. Vi chiedo solo
di avere pazienza nel leggerla .... non ve ne pentirete !!!! Un Abbraccio.
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VIVISEZIONE
- E SE QUESTO NON SERVISSE A NIENTE?
Ogni
anno, nel mondo, 300 milioni di cani, gatti, roditori vengono sacrificati senza
scopo. Ecco le prove che molti esperimenti sugli animali sono inutili, i
risultati dei test troppo incerti e non applicabili all'uomo. Se si continua a
farli è solo perchè fanno gioco alle aziende farmaceutiche.
Di
Daniela Condorelli
Prova
a cliccare su www.laboratoricriminali.cjb.net. Ti aspetti di leggere dei gruppi
clandestini che maneggiano l'antrace, o le ultimissime sui progressi nucleari
di Saddam. Niente di tutto questo.
Il
sito - agguerrito, provocatorio, crudamente veritiero - traccia il profilo del
vivisettore della porta accanto. Non ci avevamo mai pensato. Da quanti anni
leggiamo degli sviluppi della ricerca scientifica, sorvolando sul numero di
animali sacrificati per ottenere fantomatiche prove? "Bene, ha funzionato,
ci sono speranze che diventi una cura", è il pensiero più o meno
inconscio. Non è così, ma si guardano bene dal dircelo. Di dirci che la
vivisezione è utile solo a chi vuole far carriera in fretta (pubblicare è più
rapido e semplice); che sperimentare sugli animali serve a dimostrare tutto e
il contrario di tutto; che la maggior parte dei test è crudele e, quel che è
peggio, del tutto inutile.
Paradossalmente,
sono gli stessi vivisettori ad ammetterlo. Che dire di quando la casa
farmaceutica Lilly, a proposito dei farmaco sulla menopausa Forteo, affermò che
i risultati di due anni di studio sui ratti (durante i quali tumori ossei erano
insorti nella metà degli animali) non potevano essere trasferiti alle persone,
perchè le ossa dei roditori si sviluppano in modo diverso? 0 di quando la
Welicome, mettendo in commercio sostanze responsabili del cancro vaginale in
tutti gli animali usati nella sperimentazione, si giustificò dicendo che
"i test, obbligatori per ottenere le autorizzazioni alla vendita, non
permettono di stabilire il minimo parallelo con l'uomo"? Attualissima e
allarmante la contraddittorietà nel caso mucca pazza.
Lo
scorso marzo, il premio Nobel Stanley Prusiner ha osservato che, nei topi,
grandi quantità di prioni potevano concentrarsi anche nei muscoli, oltre che
nel tessuto nervoso e linfatico. Immediati i commenti. Maurizio Pocchiari,
dell'istituto superiore di sanità, ha affermato: "Prusiner si è messo in
condizioni sperimentali che in natura non esistono". Insomma, il topo non
è una mucca, nè tantomeno un uomo.
Eppure,
l'assunto della validità della vivisezione si trascina senza timor di smentite,
ma anche senza conferme. Lo dimostra, tra l'altro, la vetustà di alcuni esami,
tra i più crudeli. Come il Draize test, ideato nel 1944 e usato ancor oggi tale
e quale. Si misura l'irritabilità di una sostanza versandola negli occhi e
sulla pelle di decine di conigli (che, non avendo lacrimazione, non possono
espellerla); la si lascia lì per ore o giorni, finchè l'organo non necrotizza.
0 come il test LD50, utilizzato per la prima volta nel 1927, in cui si somministrano
dosi crescenti di una sostanza a diversi animali finchè il 50 per cento di
questi non muore.
Eppure,
provare una sostanza su un animale per stabilire se è tossica è inutile. Perchè
il risultato cambia a seconda della specie e soprattutto, è diverso sull'uomo.
E non di poco. L'arsenico, per esempio, letale per le persone, non dà problemi
a pecore e porcospini; la stricnina lascia indifferenti cavie, polli e scimmie,
anche in dosi sufficienti a uccidere un'intera famiglia umana. Al contrario: l'insulina,
indispensabile ai diabetici, provoca malformazioni in galline, topi e conigli;
l'aspirina uccide i gatti e la penicillina è letale per le cavie ("per
fortuna fu testata su altri animali", avrebbe commentato Florey, uno dei
suoi scopritori). Abbiamo continuato per decenni ad autorizzare il commercio di
farmaci solo perchè innocui sul topolini, salvo poi accorgerci che potevano
uccidere l'uomo, e ritirarli dal mercato.
Il
sito www.novivisezione.org riporta 50 disastri della sperimentazione animale.
Si scopre così che il General Accounting Office statunitense ha passato in
rassegna 198 nuovi farmaci dei 209 commercializzati tra il 1976 e il 1985. Il
52 per cento di essi presentava "gravi rischi emersi dopo
l'approvazione", che la vivisezione non aveva previsto. La lista è lunga:
l'antivirale fialuridine causò danni al fegato in sette pazienti su 15 (cinque
morirono, due dovettero ricorrere a un trapianto). Eppure, sulle marmotte aveva
funzionato così bene! Il clioquinol, un farmaco contro la diarrea, diede
risultati positivi in topi, conigli. gatti e, cani. Peccato che nell'uomo
causasse cecità e paralisi, tanto da essere ritirato nel 1982. L'Opren, attivo
contro l'artrite, uccise ben 61 persone. Era stato testato sulle scimmie senza
problemi. E l'anti-nausea domperidone dovette essere ritirato perchè causava
tachicardia, effetto che i ricercatori non riuscirono a riprodurre nei cani
neanche a dosi 70 volte superiori. "Il risultato? Centomila americani,
ogni anno, muoiono per gravi reazioni avverse", denuncia Stefano Cagno,
tra i più attivi medici anti-vivisezionisti italiani, autore di Sperimentazione
animale e psiche: un'analisi critica (Cosmopolis) e di Gli animali e la ricerca
(Editori Riuniti).
Viceversa,
lo sviluppo di alcuni farmaci fu rallentato perchè non dava risultati
promettenti sugli animali. Il caso dei beta-bloccanti che, secondo indagini di
laboratorio, non funzionavano. Oggi sono considerati farmaci principe nel
trattamento dell'ipertensione. 0 come la ciclosporina, cui si deve una svolta
epocale nei trapianti d'organo: negli animali, aveva dato risultati deludenti.
In sostanza: la vivisezione uccide inutilmente ed è nociva per l'uomo. Perchè,
allora, continuare a praticarla? Secondo il Comitato scientifico
anti-vivisezionista (tel. 06.322.0720), la sperimentazione su animali fa il
gioco delle industrie che, potendo così ottenere facilmente l'autorizzazione a
vendere i loro prodotti, immettono sul mercato centinaia di molecole, Come si
spiegherebbe, altrimenti, che I'Oms ha dichiarato realmente utili 400 farmaci
su 13 mila in commercio? 0 che la citicolina, indicata solo per alcuni casi di
sofferenza cerebrale, nel nostro prontuario farmaceutico ha ben 19 nomi
diversi? Che significa: 19 aziende vendono la stessa sostanza a prezzi diversi.
Alcuni risultati, del resto, sono stati a lungo sfruttati dalle aziende. La
lobby delle multinazionali del tabacco ha sostenuto per decenni che il fumo non
è cancerogeno, perchè il cancro causato dalla nicotina è difficile da
riprodurre in laboratorio. Non solo: alcuni animali, come i topi, sono
avvantaggiati, perchè sintetizzano circa cento volte la quantità di vitamina C
consigliata per prevenire il cancro nell'uomo. Per molti anni l'amianto non è
stato considerato pericoloso, perchè non c'erano "prove scientifiche"
(leggi: su animali).
"Ciascuno
può ottenere il risultato che più gli fa comodo", denuncia Massimo
Tettamanti, medico dei Comitato scientifico anti-vivisezionista e autore di
Tossicità legale (Atra). Nei 1992 l'EPA, agenzia di protezione dell'ambiente
statunitense, usò i test su animali per garantire la sicurezza di alcuni
pesticidi nei prodotti alimentari, L'anno dopo, la stessa EPA inserì quei
pesticidi in una lista di sostanze da ritirare dal mercato, perchè cancerogene
per gli animali da laboratorio. È evidente che l'agenzia disponeva di dati
contrastanti, e poteva usarli a suo piacimento. Perchè tutto questo? Che l'uomo
sia diverso dalla cavia è lapalissiano, Che dire, poi, del fatto che il 60 per
cento dei risultati ottenuti sul topo sono diversi da quelli ottenuti sul
ratto, nonostante la vicinanza tra le specie? Già nel 1990 alcuni ricercatori
della statunitense Mayo Clinic sostenevano, su Stroke, che, su 25 composti in
grado di ridurre il danno da ischemia cerebrale nei roditori e nei gatti,
neanche uno funzionava sull'uomo. Si dimentica, o si fa finta di dimenticare,
che nessuna specie può costituire un modello sperimentale per un'altra? Gli
animali sono simili a noi nel percepire dolore, apprensione, paura. Ma sono
diversi per meccanismi di assimilazione, struttura fisica e biochimica.
Scrive
Cagno, insieme all'attivista Marina Berati, in un illuminante opuscolo dal
titolo Apriamo gli occhi sulla vivisezione (lo si trova on-line,
www.antivivisezione.it) "se il risultato sul topo è diverso da quello sul
gatto, sul cane o sul ratto, a chi assomiglierà l'uomo? Solo dopo aver
sperimentato sull'uomo si scoprirà, volta per volta, a quale specie egli
assomigli di più, in quel particolare caso". Allora la domanda ritorna:
perchè continuiamo a sezionare animali? Facciamoci caso: i resoconti della
ricerca riportano quasi sempre dati che riguardano topi, ratti o comunque
specie che suscitano ben poca emotività. Si dimenticano di riferire i risultati
ottenuti su cani, gatti e scimmiette. Di dirci che ogni anno, in Gran Bretagna,
muoiono tre milioni di animali, negli Stati Uniti circa 17 milioni e 300
milioni nel mondo. E nella sola Italia, un milione di animali vengono immolati
alla scienza. Sei volte su dieci, per esperimenti di farmacologia. Sei volte su
dieci, senza anestesia. Anche se la legge vuole che gli animali si utilizzino
solo in mancanza di alternative. Anche se siamo l'unico Paese con la
possibilità di obiezione di coscienza alla sperimentazione. La legge 413 dei 16
ottobre 1993 sancisce, infatti, che studenti, medici, tecnici e infermieri
possano rifiutarsi di sperimentare su animali, e impone di prevedere laboratori
sostitutivi. Sul sito www.laboratoricriminali.cjb.net ci sono i protocolli di
ricerca di case farmaceutiche e università, che domandano al ministero della
Sanità di autorizzarli alla vivisezione. Ma ci sono anche i commenti degli
animalisti e persino nome, cognome e indirizzo di chi compie gli esperimenti,
nero su bianco, le quantità di animali usati e le mutilazioni a cui sono
sottoposti.
Vi
è una selezione degli esperimenti più antiscientifici, di quelli più idioti e
di quelli più dolorosi. Una sezione assegna il "premio crudeltà"
all'Università Cattolica del Sacro Cuore, responsabile dei test più efferati:
si legge di topolini neonati anestetizzati con ghiaccio e decapitati (senza
sofferenza, sostiene la ricercatrice che chiede l'autorizzazione). Ma più delle
parole parlano le immagini, spesso fornite dalla PETA (People for the Ethical
Treatment of Animals: per info, Animalisti italiani, tel. 06.232.325.69): gatti
con elettrodi conficcati nel cranio, scimmie con gli occhi cuciti, coniglietti
intubati costretti a fumare, cuccioli di cane con aberranti deformazioni
tumorali. I test, insomma, non si svolgono solo sul poco amati topolini. Lo
dimostra Il fatto che, in Italia, nel 2000, siano stati utilizzati 766 cani,
612 scimmie e 26 gatti. E forse di più: la Lav (Lega anti vivisezione) denuncia
che oltre 1.500 cani muoiono ogni anno nei laboratori. Un esempio: la Sigma Tau
ha chiesto di poter sperimentare nuovi farmaci per l'insufficienza cardiaca su
80 beagle. Dopo l'intubazione, elettrodi verranno loro applicati sugli arti, un
catetere inserito in un'arteria mediante puntura. Assumeranno farmaci per
giorni e poi, "dopo un congruo periodo di convalescenza, potranno essere
riutilizzati". Peggiore la sorte che tocca ad alcuni loro compagni, cui
verrà inciso l'apice sinistro dei cuore per impiantare un apparecchio per
misurare la pressione, Sull'arleria coronaria verrà messo un manicotto che, una
volta gonfiato, provocherà un infarto. E dopo aver riposato, gli animali
verranno osservati mentre corrono su un tapis roulant. Fino a quando verranno
sacrificati con un'iniezione letale.
Sono
beagle, come quei 56 cuccioli che, lo scorso maggio, hanno commosso l'opinione
pubblica. Fermati alla frontiera con l'Austria, provenivano dall'allevamento
Morini di San Polo d'Enza (Reggio Emilia), uno dei maggiori fornitori di cani
per la vivisezione (www.morini.re.it). Dopo indagini e pressioni da parte
dell'OIPA, Organizzazione Internazionale Protezione Animali, la Morini ha
dovuto chiudere i battenti: una legge regionale, la prima nel suo genere, vieta
in Emilia l'allevamento di cani e gatti per la vivisezione. Oltretutto, sembra
che i metodi adottati fossero alquanto discutibili. Paola Onorati, che in
passato ha lavorato presso l'allevamento Morini, parla di maltrattamenti sugli
animali: "I topi in eccedenza venivano presi a martellate, chiusi ancora
vivi nei sacchi della spazzatura e gettati nell'inceneritore. E lo stesso
trattamento veniva riservato ai cuccioli di beagle definiti
"difettosi". E ancora: "Mancanza di norme di aerazione, box
lunghi e stretti dove gli animali non possono neanche girarsi, libretti
sanitari falsificati", denuncia Roberta Cattani, presidente della sezione
di Parma dell'OIPA. Nonostante tutto, a metà settembre l'allevamento Morini
sarebbe riuscito a "smistare" 118 cani tra Pomezia e Catania. Dovrà
pagare una multa salatissima, ma sembra che questo non basti a fermare il
commercio.
Gli
affari sono affari: ogni beagle costa 516 Euro. Per conoscere le cifre dei
mercato della vivisezione, basta cliccare sul sito della Harian
(www.harlan.com), che pubblicizza prezzi e prodotti: topi, ratti, porcellini
d'india, conigli, criceti, maiali, cani e gatti. Un beagle di sei mesi costa
473 euro, un gatto di nove 526. 1 topolini vanno da un paio di euro a oltre 70
per una femmina gravida. Dello stesso tenore il sito della Charles River
(www.criver.com), che "fornisce più di 55 alterazioni chirurgiche sui
roditori. L'acquirente può scegliere tra animali transgenici, ibridi, mutanti,
sottoposti a operazioni, femmine gravide o con nidiata". Cani, maiali,
pecore, scimmie sono invece le vittime della sperimentazione, in crescita, per
cionazione e xenotrapianti, ovvero trapianti di organi animali. Lo scorso
maggio, su The Guardian, sono stati pubblicati i dati dei 2000: in un anno, 582
mila animali sono stati modificati geneticamente nei laboratori britannici. Il
report, reso pubblico dalla GeneWatch, dichiara come molti esperimenti
implichino sofferenza: "aborti, morte prematura e sterilità sono effetti
collaterali comuni". Non solo: su oltre 10 mila tentativi di cionazione,
ci sono state solo 124 nascite e 65 animali sono sopravvissuti.
Enrico
Moriconi, veterinario, nel suo libro "Dna e S.p.A.: non più uomini, non
più animali", in pubblicazione per Cosmopolis, riferisce che prima di
ottenere la scimmietta Andy, portatrice di geni di medusa (a che pro una
scimmia fluorescente?), sono stati fatti 224 tentativi per ottenere 40
embrioni, e cinque gravidanze. Nonostante questo, gli esperimenti di clonazione
animale sono cresciuti dell'800 per cento nell'ultimo decennio. E
sull'inutilità della pratica si è espresso di recente Yu Jianqui, direttore dei
cinese Chengdu Research Base, specializzato per la protezione dei panda
gigante. Dopo aver tentato per anni di seguire la strada della cionazione, il
WWF ha deciso che, per la sopravvivenza della specie, era più utile investire
nella salvaguardia dell'ambiente naturale in cui questa specie vive.
Alle
sofferenze dei cloni si vanno ad aggiungere quelle degli animali geneticamente
modificati. Per esempio, per alimentare il business degli xenotrapianti. Gianni
Tamino, europariamentare, docente di Biologia generale all'Università di
Padova, autore di Il bivio genetico (Ambiente), cita uno studio economico
pubblicato nel '93 dalla Sandoz (ora Novartis): vi si afferma che, entro il
2010, il numero di trapianti decuplicherà, arrivando a 460 mila. "Per soddisfare
la domanda", si legge, "occorrerebbero 320 allevamenti di maiali, al
costo di 650 milioni di dollari. Presumendo che, nel giro di qualche anno, ogni
xenotrapianto costi 10 mila dollari, si prevede che nel 2010 l'introito annuale
da organi di animale possa aggirarsi intorno ai 5 miliardi di dollari".
"Quindi la Novartis", sottolinea Tamino, "che dai '93 ha messo
un miliardo di dollari negli xenotrapianti anche per potenziare le vendite
della ciclosporina (un immunosoppressore che riduce il rischio di rigetto), non
investirà certo in alternative o prevenzione, che restringano il bacino di
malati da cui attingere clienti". Per non dire che, su circa 2000
xenotrapianti realizzati nel mondo, solo una cinquantina di riceventi ha
superato i due mesi di sopravvivenza. Questo significa che, grazie ai maiali
transgenici, si potrebbe allungare la vita, se va bene, di tre mesi, con il
rischio di sviluppare nuove malattie trasmesse dall'animale", commenta
Tamino. E conclude: "Gli xenotrapianti non hanno futuro. eppure si
continua a investire, sottraendo risorse a ricerche più promettenti".
Ecco.
allora. tornare la stessa domanda: perchè la sperimentazione animale? Perchè
continuiamo a commettere quello che Gandhi definiva "il crimine più nero
tra i crimini commessi dagli uomini"?
LE
ALTERNATIVE Ci SONO
Il
modo per sostituire la sperimentazione animale c'è, e si regge su tre R:
Rofinement, Reduction e Reffiacement. Nel senso di: migliorare le tecniche per
diminuire la sofferenza, ridurre gli animali da esperimento e usare metodi
altemativi. Quali? Innanzitutto, la ricerca clinica: la maggior parte delle
scoperte mediche, infatti, sono dovute all'osservazione (spesso casuale)
sull'uomo di un fenomeno, che poi si cerca di riprodurre artificialmente
nell'animale. E poi: autopsie, biopsie, esami endoscopici, coiture in vitro di
cellule e tessuti umani, simulazioni al computer, epidemiologia e statistica.
Ancora agli albori, ma promettente, la ricerca sul tessuti. Sono molti i
materiali che potrebbero venire usati: pelle, ossa, cartilagIni, sangue,
tessuti asportati durante operazioni chirurgiche o da biopsie. Ma non esistono,
tranne che In Gran Bretagna, banche di tessuti umani per la ricerca. E che dire
dei fatto che I metodi alternativi devono essere validati? Per farlo, l'Unione
Europea ha Istituito l'European Center for the Validation of Alternative
Methods, che ha sede a Ispra (Varese). Peccato che, per validare i metodi
sostitutivi, all'EFVAM utilizzino un approccio alquanto discutibile: il
confronto con i risultati ottenuti da esperimenti su animali!
Ma
le altemative funzionano? Emblematico uno studio riportato su Le Scienze: nel
'94, alcuni ricercatori della State University di New York hanno mostrato il
percorso effettuato nel corpo femminile dall'HIV, utilizzando campioni di
tessuto umano. In seguito, gli stessi ricercatori hanno introdotto Il SIV (il
virus analogo che infetta i primati) nella vagina di alcune scimmie, per poi
ucciderle e dissezionarle. Hanno ottenuto gli stessi risultati. Ricco di
opportunità è il settore della didattica.
Una
legge (la 216/92) ammette la sperimentazione animale in quest'ambito
"soltanto in caso di inderogabile necessità, e quando non sia possibile
ricorrere ad altri sistemi dimostrativi". E questi sistemi ci sono:
modellini di organi, film, video, simulazioni computerizzate interattive
personalizzate, libri di fotografie, esperimenti su microrganismi, colture
cellulari e tissutali. "Tra l'altro", sottolinea Massimo Tettamanti,
medico anti-vivisezionista, "gli studenti che usano metodologie altemative
hanno dimostrato di essere anche più preparati degli altri". Il tutto con
un risparmio che va dal 15 al 54 per cento. Oggi circa Il 70 per cento dei
corsi di laurea non usa animali (l'elenco completo si trova sul sito www.novivisezione.org).
Allo stesso indirizzo, si può chiedere di provare gratuitamente i kit di metodi
altemativi per la didattica.
PER
STARE BENE. NOI E LORO
Sul
volantino c'è un coniglietto con il cuore che batte e, a fianco, un uomo.
Slogan: "Salvare entrambi si può". Che si possa fare ricerca per
sconfiggere le malattie, e preservare vite umane, senza sacrificare gli animali
è il messaggio della campagna contro la vivisezione inutile lanciata ieri da
OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) e LIMAV (Lega
Internazionale Medici Abolizione Vivisezione). L'iniziativa vuole sottolineare
l'inutilità Scientifica della vivisezione, ma soprattutto denunciare le
associazioni che raccolgono fondi per la ricerca finanziando anche
sperimentazioni su animali.
Oggi,
grazie a punti Informativi nelle principali città d'Italia, verranno venduti
cesti di limoni e distribuito un volantino con l'elenco delle associazioni che
promuovono la ricerca senza animali. Qualche esempio? La Lila (Lega Italiana
per la Lotta contro 'Aids), e la Lega Italiana per la lotta contro i tumori. Al
contrario, le associazioni che finanziano ricerche che fanno uso della
vivisezione sono, tra le altre, l'AISM (Associazione Italiana Sclerosi
Multipla), l'ANLAIDS (Associazione Nazionale per la Lotta contro l'Aids),
Telethon, Il Comitato 30 ore per la vita e l'Airc (Associazione Italiana per la
ricerca sul cancro).
Per
info: www.RicercaSenzaAnimali.org, oppure OIPA e LIMAV, Tel. 02.642.7882.
Ma
chi volesse sostenere la campagna contro la sperimentazione animale, può fare
di più che boicottare le associazioni della "lista nera". Per
esempio, allestire una mostra fotografica contro la vivisezione, chiedendo i
CD-ROM con le foto (tra cui quelle che si vedono su queste pagine) attraverso il
sito www.novivisezione.org.